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domenica 17 aprile 2011

Insidious, di James Wan (2011)


I coniugi Josh e Renai Lambert, appena si trasferiscono nella nuova casa, avvertono strane presenze. Dopo qualche giorno, il figlio Dalton, sentendo rumori strani in soffitta, sale per curiosare ma cade rovinosamente da una scala scricchiolante finendo in coma. I Lambert, allora, con amara sorpresa scoprono che il corpo inerme del figlio si è così trasformato in una calamita per gli spiriti maligni mentre la sua mente è stata rapita ed intrappolata in una oscura dimensione dominata da una minacciosa entità che si fa chiamare “The Further” (L’”Ulteriorità”).

"Insidious" è un film complesso e pluristratificato, che necessità quindi di una lettura mobile e ugualmente diversificata, cioè capace di guardare al visivo e al narrativo attraverso u'ottica che potremmo definire a tal proposito "binoculare". Fino a circa un quarto di pellicola ci sembra infatti di assistere ad una riproposizione di stilemi risaputi quanto evocativi: il tema della "haunting house", tanto quanto quello del "bambino demoniaco" o posseduto, ci vengono messi su un piatto d'argento, e il tema del "coma" ci rimanda (o almeno me ha rimandato) suggestivamente addirittura a "Patrick" (1978) dell'australiano Richard Franklin, lontanissimo cult anni '80, nel quale il protagonista, un paziente in coma, si scopre dotato di poteri soprannaturali e omicidi. Il piccolo Dalton cade da una scala nella soffitta della nuova casa in stile neovittoriano in cui i due giovani e prolifici genitori (Patrick Wilson e Rose Byrne) si sono appena trasferiti per vivere il loro radioso futuro. Con gradualità straniante, e senso del perturbante di non trascurabile spessore, il regista James Wan (che già si era fatto ben notare con le precedenti e solide prove di "Saw", 2004 e "Dead Silence" ,2007), lavora una sceneggiatura spiraliforme, ascendente a scatti come una scala a chiocciola lugubre e scricchiolante, spiazzando ogni aspettativa dello spettatore, nonchè introducendo, ad ogni giro di scala, nuovi curiosi personaggi che di volta in volta aggiungono grani di inquietudine. Lasciateci alle spalle le suggestioni in stile "Paranormal Activity" e "Patrick", presenti nella prima parte del film, ecco che il giovane regista originario di Kuching, Malesia, prende in mano la sceneggiatura di Leigh Wannel (molto ben scritta, e prima ancora, molto ben pensata) e la cucina con pennellate visive e sceniche in cui i brividi non mancano, rielaborando in modo geniale addirittura alcuni stereotipi di genere. Ad esempio l'ingresso in scena dei due "indagatori del paranormale", che ci sembreranno sulle prime degli sprovveduti "ghostbusters", si rivelerà invece una vera e propria chiave di volta del film, immergendoci in un abisso visionario che porterà felicemente via tutta la nostra attenzione nell'ultima mezz'ora di pellicola. Ma, oltre ai due "indagatori", è certamente la figura-chiave della medium Elise Rainier (una notevole e molto ispirata Lyn Shaye) a fare da punto cardinale di un film che proprio nell'ultima mezz'ora dà il meglio di sè, soprattutto perchè sviluppa spunti perturbanti molto efficaci nel costruire un "mondo dell'Ulteriorità" in cui le anime morte popolano un vero e proprio regno dell'inquietudine. Il sonoro è uno dei mezzi portanti di questa operazione simbolopoietica di Wan: le risatine dei fantasmi, gli scricchiolii della vecchia casa, i pianti della neonata, giungono in modo improvviso e ansiogeno, tanto quanto le "apparizioni" visionarie che da un certo punto in poi popolano la mente e lo spazio abitativo della coppia di genitori. James Wan possiede una mirabile mano nel descrivere la dialettica tra esterno/interno abitativo e interno/esterno psichico, producendo l'effetto di creare uno spazio perturbante sempre più abissale, e abitato da esseri "ulteriori", nel quale ci trasporta con gradualità e, insieme,  inesorabilità. Lo spettatore ha infatti come l'impressione di sprofondare lentamente nelle sabbie mobili di una storia che si fa sempre più intricata quanto visivamente spaventosa. Un pò come se fossimo immersi piano piano in uno di quei fondali marini, tipo Fossa delle Marianne, dove a un certo punto si incontrano creature mai viste o comunque non segnalate dalle più note tassonomie naturalistiche. Alcune immagini finali di Josh con in mano la lampada da campeggio all'interno del buio dell'"Ulteriorità", fa giustappunto pensare a certi pesci abissali e molto aggressivi che portano sulla testa una protuberanza luminescente. Il film poteva essere forse più compatto in alcuni punti, soprattutto nella prima parte, ma comunque rimane un'opera molto interessante e capace di indagare l'immaginario perturbante con una  maestria e una profondità che non è facile reperire nella produzione di genere odierna. "Insidious": decisamente consigliato. 
   Regia: James Wan Sceneggiatura: Leigh Whannell Musica: Joseph Bishara Cast: Patrick Wilson, Rose Byrne, Ty Simpkins, Andrew Astor, Lin Shaye, Chelsea Tavares Nazione: USA Produzione:Alliance Films, Automatik Entartainment, Blumhouse Productions Anno: 2011 Durata: 103 min.

16 commenti:

  1. Se questa recensione è appassionata e profonda la metà della bellezza del film allora siamo sul bordo del Capolavoro... era da un pò che non mi entrava nelle ossa un post che da solo mi ha già conquistato e perturbato.
    Non ci sono parole.
    Grandissimo come sempre, buon vecchio zio Psichetechne! (eh!eh!).

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  2. Vero, recensione ispiratissima per un film che pare molto, molto interessante. :)

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  3. Angelo:

    Sempre colpito da un' abilità di penna mai di stallo a ridondante forma.
    Ho buttato un occhio a caffè letterario che - In Sostanza - Ho trovato "Possibilmente tetro".

    Cristian...

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  4. @ Eddy: non lo ritengo un "capolavoro", ma un film molto capace di integrare suggestioni del perturbante cinematografico precedente, sapendolo innovare saggiamente.Grazie per l'apprezzamento della rece, sempre gradito da un appassionato come te!

    @ Marco: secondo me decisamente Wan è uno dei più interessanti registi della new wave horror statunitense di oggi.

    @ Simone: Thanks :)

    @ Cristian: a quale caffè letterario ti riferisci? E' un blog? Let me know...:)

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  5. Pardon...

    Umberto Galimberti: "Psiche e Techne".


    Cristian...

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  6. @ Cristian: sì, Cristian, il libro di Galimberti ha un pò ispirato il nome dei miei blog precedenti, nonchè il nick. Ma non solo Galimberti, naturalmente.
    P.S. Attendo sempre recensione de "Il Cavaliere Oscuro"...:)

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  7. Ciao. L'ho visto venerdì sera e mi ci è voluto un pò per digerire la patata... Se devo essere sincero non mi è piaciuto per niente. L'ho trovato alquanto "stupidino" e strizza troppo l'occhio a film di fantasmi ormai ritritissimi. L'intervento dei due "ghostbuster" poi, non l'ho davvero capito... Beh, abbiamo trovato un altro film su cui possiamo dibattere! ;)

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