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domenica 19 dicembre 2010

L'uomo senza sonno (The Machinist), di Brad Anderson (2004)

Penso che la distribuzione italiana di questo bel film di Brad Anderson avrebbe dovuto lasciare il titolo originale non tradotto (“The Machinist”), poiché è decisamente più evocativo dell’assurdo titolo italiano. Infatti Trevor Reznik, il protagonista, non è un solo un uomo che soffre d’insonnia, ma anche e soprattutto un uomo combattuto, all’interno, da conflittualità e tensioni che vanno ben oltre un semplice disturbo del sonno. Ma si sa come vanno le cose in Italia, quindi non dobbiamo stupirci troppo. Ma torniamo al film, del 2004, che da tempo desideravo recensire, perché sto tenendo d’occhio questo regista, che ha già dato buona prova della sua arte in “Session 9” (2001), e che vedremo a gennaio con il nuovo e atteso “Vanishing on 7th Street” (vedi trailer, più sotto). Brad Andreson, con “The Machinist”, costruisce una storia che possiamo definire come “thriller psicologico”, sebbene sconfini in altri generi e sottogeneri, tra cui l’horror. A tale proposito ricordiamo le sinistre sequenze del frigorifero da cui cola sangue, vero oggetto quotidiano perturbante che accompagna il nostro occhio da circa metà pellicola fino alla fine. Altra memorabile serie di sequenze che ricordano il Tobe Hooper de “Il Tunnel dell’Orrore” (“The Funhouse”, 1980), sono quelle in cui Trevor e il piccolo Nicholas entrano nel tunnel della Route 66, alla fiera. Anderson sa mescolare semi-allucinosi e narrazione serrata in stile hitchcockiano con notevole maestria registica, visibile soprattutto in certi movimenti di macchina delicati e precisi, nonché nell’uso di campi lunghi molto intensi (come quelli nel parcheggio della fabbrica dove lavora Trevor). Anderson è inoltre capace di manipolare egregiamente i simboli, avvicinandosi a Lynch, ma senza le esagerazioni iperboliche e surreali del regista statunitense, cosa che va a tutto vantaggio di Anderson, che non perde mai la trebisonda e non sconfina mai nella visionarietà criptica lynchiana. Il modo in cui poi dirige uno splendido Christian Bale, davvero “combattuto”, afflitto, sempre pericolosamente in cammino sul crinale dell’autodistruzione, rende Anderson regista molto interessante e da seguire a mio avviso con attenzione. Anche l’inquadramento narrativo, che vede la storia inserita all’interno di una fabbrica meccanica, nella quale Trevor lavora, conferisce al film una inusuale e benvenuta originalità orientata alla descrizione sociologica della low-working-class statunitense contemporanea. Tutto ciò aldilà di una sceneggiatura non perfettamente lavorata, ma che sa mantenere comunque un suo decoro formale. Il clima generale di paranoia e angoscia che aleggia su tutto il film, è ben sottolineata dalla fotografia liquescente e desaturata di Xavi Giménez, e dalle musiche mai troppo invadenti  di Roche Banon. “The Machinist”: un film decisamente interessante e denso di spunti ben mescolati, da rivedere, in attesa del prossimo parto di Anderson, in uscita negli States il 7 gennaio 2011. Regia: Brad Anderson Sceneggiatura: Scott Kosar Fotografia: Xavi Giménez Montaggio: Luis de la Madrid Musica: Roque Baños Cast: Christian Bale, Jennifer Jason Leigh, Michael Ironside, John Sharian Nazione: Spagna Anno: 2004 Durata: 90 Produzione: Filmax Group, Castelao Producciones, Canal Plus + Espana.

7 commenti:

  1. Premetto, mi limito ad assemblare trailer ed alcune tue osservazioni.
    "Assemblare" Pezzi come in una fabbrica meccanica, rituale ossessivo che sfocia in paranoia.
    Azzeccatissima la colonna sonora, pronta a trapanare mente e timpani del protagonista, amplificando "Allucinazioni Uditive" Del protagonista.
    Ho da tempo iniziato a leggere Jung: " Da non addetto ai lavori, lo trovo più irritante di alcuni miei commenti lasciati ai diversi blog ".
    Un sacco pieno di segatura ben remunerata.
    A presto, Angelo.

    Cristian...

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  2. @ Cristian: di Jung adesso è uscito "Il Libro Rosso", che costa 150 euro, e curiosamente (guarda un pò) proprio sotto Natale. Una bieca operazione commerciale, da far rivoltare Jung nella tomba.
    P.S. A che punto è il make-up di "Fight Club"? Io sto visionando "And soon the darkness" (2010), di Marcos Efron, che recensirò a breve.

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  3. Angelo:

    A rilento, non riesco ad attivare la "Macchina dell' azione".
    Curioso come - Da fissata risposta - Tragga nuovi spunti per il "Fight", sempre e maledetta/Mente potenziali.

    Come può un libro costare 150 euro?
    Siamo matti?

    Cristian

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  4. @Cristian: "Il Libro Rosso" costa 150 euro perchè è molto grande, in brossura ricoperta di tessuto rosso con scritta in oro, e contiene tavole colorate dei disegni originali di Jung, nonchè pagine che riportano pagine e pagine del diario di Jung con la sua grafia ugualmente originale. Una strenna Natalizia da nababbi, insomma. Cosa che, appunto, con la psicoanalisi non c'entra nulla.
    P.S. Ti esorto a procedere con "Fight Club", cosicchè io possa recensire gemellarmente :)

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  5. Angelo:

    E' come truccare pesantemente ed agghindare a "Griffe" Cavalli una ragazza acqua e sapone?
    La spaccatura - Tua, non della fanciulla - Suona quasi poetica.
    Lontane carezze e - Quindi - Troppo vicine.


    Cristian

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  6. Salute permettendo, recensirò ai primi di Gennaio.
    Mi piacerebbe dare del "Tu" A chi legge.
    Perturbante, cosa ne pensi?

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  7. @ Cristian: Odio le "griffe" di ogni tipo e preferisco l'acqua e il sapone. Ottimo per la rece in gennaio. Attendo con trepidazione. Buon Natale!

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