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mercoledì 17 novembre 2010

Sull'evanescenza dell'Essere e del Pensiero nel tempo che viviamo (2)


L’accellerazione globale, la cancellazione ossessiva e televisiva tra pubblico e privato, tra intimo e sociale, sono processi di deriva dell’Essere che trasformano qualsiasi psicologia del “senso” in trasferimento e semplice accumulazione di informazioni, svuotando di significato l’esperienza introspettiva, ciò che è mente, interiorità, in una parola ciò che è Umano. Vengono in mente appunto le struggenti parole di Heidegger: “Memoria è qui raccoglimento del pensiero(...). Memoria è il raccogliersi della rimemorazione presso ciò che è prima di ogni altra cosa da-considerare. Questo raccogliersi alberga presso di sé (…). La memoria, la raccolta rimemorazione volta verso il da-pensare, è il terreno da cui sgorga la poesia”( M. Hedegger ‘Che cosa significa pensare?’, in ‘Saggi e discorsi’, 1957-Tr.it Mursia, Milano, 1976). “Poesia” è per Heidegger ciò che può essere indicato come segno dell’Umano in quanto rappresentazione, e sul versante della Psicoanalisi “rappresentazione” indica il lavoro della mente, di quell’”apparato per pensare i pensieri” di cui ci ha parlato intensamente Bion, e che a sua volta è caratteristica più distintiva dell’Essere dell' Uomo. L’appiattirsi sul sociale, sul virtuale, sul tecnologico omologante, taglia fuori (forclude, direbbe Lacan, in un recinto-prigione psicotico) il soggettivo, l’introspettivo, l’individuale, e tutto questo, tutto il poetico heideggeriano, si scioglie in massa, in  gruppo, in aggregazione indistinta, indifferenziata. Non sembra quasi più necessario infatti, nell’epoca odierna, ricercare una nozione condivisa di cosa significa essere-una-persona (distinta, differente-da-un-altro), che si dà nell’autopoiesi del suo essere-nel-mondo. Tutto ciò sembra diventato superfluo (là dove per Heidegger, per Freud era fondativo). Ma se diventa superflua la nostra memoria-identità, destino migliore certo non sarà quello dell’Altro-da-sé, dal momento che il nostro Sé è come un Altro (segue).

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