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mercoledì 17 novembre 2010

Shadow, di Federico Zampaglione (2010)


E’ questo, dunque, il “new horror” italiano? E’ meglio chiarire subito che non si tratta di una domanda banalizzante e tantomeno liquidatoria, intendiamoci. E’ invece una domanda molto seria che dobbiamo porre preliminarmente all’analisi del nuovo film di Federico Zampaglione, soprattutto per evitare il rischio di cadere in facili “tifoserie” nazionalistiche, sterili quanto dannose, e mantere invece una distanza emotiva necessaria per una equilibrata analisi filmica. “Shadow” è infatti film attesissimo dagli italici “fan dell’horror”, e proprio in un momento in cui la produzione cinematografica horror italiana tocca uno dei punti storicamente più bassi in fatto di idee e di realizzazioni esteticamente pregevoli delle stesse. L’ultimo film di Argento, “Giallo”, sembrava poi aver collocato sul suolo natìo la definitiva lapide di una debacle artistica che durava da decenni. Al solo confronto con la potenza creativa europea, al momento c’è solo da mettersi le mani nei capelli e piangere a dirotto. Ecco dunque che lo scatto d’orgoglio di Zampaglione, leader dei Tiromancino,  grande appassionato del non-genere a noi caro, reduce come esordiente dalla black-comedy “Nero bifamiliare”  (film fragilotto e dalla sceneggiatura piuttosto abborracciata), sembrava a tutti noi arrivare come una ventata d’aria fresca in questa italica valle di lacrime cinematografica. Ahinoi la “new wave” tanto attesa di Zampaglione si dimostra in verità una tranquilla e ininfluente brezza marina, come quei refoli leggermente salmastri che sentiamo arrivare sulle colline liguri, in certi giorni afosi d’agosto. Un venticello che ti dà un momentaneo sollievo, ma non è certo sufficiente a spazzar via la pesantezza del clima.   Non è tuttavia solo questo elemento “di contesto” che mi ha fatto inarcare il sopracciglio critico, dopo aver visionato “Shadow” in sala. Guardando al film come prodotto artistico in sé, troppe cose non mi hanno infatti convinto. Vediamole con attenzione, una a una, metodicamente. 1) Sceneggiatura: la base narrativa la conosciamo. David (Jake Muxworthy), giovane americano reduce dall’Iraq, parte per l’Europa per una lunga pausa in mountain-bike. In una remota località friulana, a due passi dal Tarvisio, si scontrerà con due cacciatori di frodo dai modi violenti, per difendere una ragazza, innescando un rocambolesco inseguimento nelle zone più oscure del bosco, dove aleggiano antiche leggende nonché la presenza di un terribile villain sadico e psicopatico. Fino a un certo punto Zampaglione e gli altri due sceneggiatori (D. Zampaglione e G. Gensini) costruiscono un perfetto ambiente d’elezione horror, attraverso un incastro di situazioni che vediamo avvitarsi e scattare in modo aritmico attraverso colpi di scena generatori di qualche brivido ben assestato sul cranio dello spettatore, in modo ruvido e spiccio. Lo script raggiunge un buon livello di tensione cumulativa fino al punto in cui i quattro protagonisti si perdono nel bosco nebbioso, sotto i grigi piloni del cavalcavia in disuso. A questo punto la scrittura diventa un bullone avvitato bene fino a quel momento, che poi però si svita lentamente e si disperde come i personaggi nel bosco. Si cerca di porre rimedio allo sfarinamento narrativo soprapponendo sequenze derivative, apparentemente “omaggi” ad altri film, quali probabilmente “Wrong Turn”, “The Descent” (la sequenza finale della miniera) e opere del vecchio Argento (l’ossessione per gli oggetti bizzarri nell’antro del killer). Tale sovrapposizione diventa un vero sovraffollamento subliminale, quasi “memetico” nel prefinale, facendo perdere del tutto coerenza, leggerezza ed evocatività ad uno script che sembrava promettere ben altro, nella prima parte. Ma il dramma avviene nel finale, vera e propria sconfessione di qualsiasi regola aurea che presiede alla costruzione di un horror. Ci accorgiamo cioè, tristemente, che Zampaglione voleva parlarci d’altro, e ha usato il nostro genere preferito per esporci il suo pensiero su altri temi (che non cito, per evitare spoiler). Ci sentiamo quindi defraudati, derubati come spettatori, e la domanda che ci sorge spontanea a fine proiezione è semplice: “Perché ci hai fatto questo?”. Zampaglione ci sveglia bruscamente da un sogno, mentre noi eravamo lì al cinema per sognare. Non si fa così. E’ disonesto. E per giunta nei titoli di coda ci ringrazi pure, insieme a Dario Argento, come “fan dell’horror”?: questa sì che è vera ipocrisia. 2) Regia e Montaggio: movimenti di macchina, inquadrature e brevi flash-back sulla guerra in Iraq, risentono dell’incoerenza di uno script che il regista non interpreta ma sembra inseguire pedissequamente, rimanendo appiattito su di esso, per non dire incollato. Il montaggio è frettoloso  e a tratti sembra tagliato con la scure, soprattutto nella seconda parte del film.  3) Fotografia: Marco Bassano ce la mette tutta a illuminare location suggestive nelle quali domina una Natura intrisa di segreti atavici. Non   possiamo quindi attribuire a lui la responsabilità di non riuscire a creare l’atmosfera e l’inquietudine che l’idea di base del film voleva portare avanti.   5) Cast: la scelta di Nuot Arquint è decisamente azzeccata, e forse l’aspetto più “forte” e “nuovo” del film di Zampaglione. Il problema è che al cospetto di un attore così espressivamente perturbante, così “espressionista”,  tutti gli altri, in primis Jake Muxworthy e Karina Testa, sembrano dei nani sulle spalle di un gigante. Decisamente il regista avrebbe dovuto effettuare un più profondo lavoro di caratterizzazione intorno a un personaggio come quello di Nuot, un vero Max Schreck (“Nosferatu”, 1922) dei nostri giorni, perché davvero avrebbe meritato molto di più. Ma forse il regista romano avrebbe dovuto scrivere un altro film, e non questo.   6) Sonoro:  al contrario rispetto al film d’esordio, non é Zampaglione ad occuparsi della colonna sonora. Le musiche sono state curate da The Alvarius, gruppo nato per questa occasione, composto da Francesco, fratello del cantautore, e Andrea Mossanese. Si tratta di un sound sperimentale e psichedelico, che crea rimandi al rock e ricorda le colonne sonore anni ‘70 e ‘80 del cinema italiano. Un omaggio ad Argento, quindi, soprattutto come contrappunto ad alcune sequenze claustrofobiche all’interno della casa delle torture. Ma, a furia di omaggi, anche la cura ossessiva delle musiche non fa altro che appesantire uno script che aveva invece bisogno di una libertà d’ispirazione registica che non riesce invece a trovare. 7) Effetti Speciali e Make Up: anche in questo caso ci troviamo di fronte ad una nota dolente. Francamente ci aspettavamo qualche colpo d’acceleratore in più, perché, a parte la sequenza in cui Ottaviano Blitch viene abbrustolito come San Lorenzo sulla graticola, il resto della tecnica effettistica risulta misurata e parca, rispetto al contesto inquietante della “camera degli orrori” che ci viene mostrata. In conclusione, mi sembra del tutto legittimo affermare che “Shadow” sembra un soufflé che si è sgonfiato velocemente nel forno, per colpa di un cuoco completamente assorbito ad aggiungere tanti, troppi ingredienti, un po’ per omaggiare i maestri, un po’ per fare l’originale a tutti i costi, un po’ per la presunzione di voler resuscitare d’un sol colpo un “genere horror italiano” in così avanzato stato di decomposizione, dimenticandosi che questo genere di operazione culturale richiede invece tempo, studio, e lunga, sofferta perizia. “Shadow” arriva così a deludere i molti fan raccolti in trattoria per assaggiare il tanto, troppo sospirato soufflé. Dati questi presupposti, non ci voleva certo la sfera di cristallo per profetizzare un esito infausto di questo tipo.  Regia: Federico Zampaglione Sceneggiatura: Federico Zampaglione, Domenico Zampaglione, Giacomo Gensini Fotografia: Marco Bassano Montaggio: Eric Strand Interpreti: Jake Muxworthy , Karina Testa, Chris Coppola, Ottaviano Blitch, Emilio de Marchi, Nuot Arquint, Matt Patresi, Gianpiero Cognoli Nazione: Italia Produzione: Blu Cinematografica Anno: 2009 Durata: 80 min.

8 commenti:

  1. questa recensione fa davvero cagare e dimostra perche' il genere in italia non tornera' mai.finche' ci sara' gente disfattista ed idiota come chi ha voluto parlare male di questo ottimo film, per il puro gusto di smontare tutto cio' che di buono viene fatto in questo paese.Shadow e' invece un bellissimo film , ed il successo che sta avendo in TUTTO IL MONDO, nonche' le centinauia di recensioni entusiastiche in italia ed altrove lo dimostrano. L' unico suffle' sgonfiato e' il cervello di questo miserabile recensore.Trovati uno straccio di lavoro e smettilaa di scrivere idiozie..VERGOGNA!!!!!

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  2. quoto in pieno Arzilli . ma come si fa a non dire che Shadow e' un buon film ?
    vi meritate allora solo moccia e muccino , visto che non appena qualcuno fa qualcosa di buono e diverso , si scatenano i soliti falliti della domenica a parlarne male per pura invidia .

    cheppalle !!!!!! 'sto paese non si rialzera' mai con in giro sta massa di scribacchini senza nessuna competenza e cultura specifica . ammazzatevi col gas.

    Little Tony Negri

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  3. Caro Little Tony Negri ( nickname da urlo !!!!) ognuno ha il suo gusto.

    Anche a me il film di Zombiglione e' piaciuto di brutto, pero' rispetto coloro

    a cui non piace. Peace and love guys

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  4. @ Fabio Arzilli e @ Little Tony Negri: avete tutta la libertà di aprire un blog come il mio, o di altri, nel quale argomentare nei modi che desiderate, tutte le vostri possibili lodi nei confronti di un film come questo. Dov'è il problema? E' forse vietato esprimere un giudizio personale? In ogni caso cercherò sempre più di seguire il saggio consiglio di alcuni amici, di non scrivere più nulla che riguardi la produzione horror italica.

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  5. ecco infatti, se devi scrivere cosi' e' meglio che non scrivi piu'
    non ci capisci un cazzo !!!!

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  6. Di una gentilezza commovente, Pazza87. In ogni caso realizzerò subitamente il tuo desiderio: non scriverò più recensioni su cose italiane. Un bel regalo di Natale, no? :)

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  7. Bravo. Un post coi fiocchi. Non ti preoccupare se qualcuno ha lasciato l'educazione nel buco del water.
    La recensione è perfetta e donata con elegante precisione. La pura e semplice verità: il film è nella media (bassa).
    Come essere così cechi, quando in giro per l'Europa si creano capolavori di genere? (Mum&Dad, DeadSet, Martyrs, tanto per citarne qualcuno)
    In Italia sappiamo essere nazionalisti quando di mezzo ci troviamo rockstar, amici di Maria e Dj Francesco... e pensa che a me i Tiromancino neanche dispiacciono!
    Ti prego, continua a recensire su tutto, non bloccarti per quattro commenti faziosi.
    La causa del male Italiano in fatto di cinema horror\scifi non è dovuto a chi recensisce ma a chi va al cinema a guardare col paraocchi.
    Buon Natale! Buone Feste!
    Aspetto con ansia il tuo prossimo post.

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  8. Grazie Eddy, rincuora ogni tanto leggere commenti come il tuo. non e' che non voglia recensire cose italiane per partito preso (ho addirittura sprecato il mio tempo per quell' obbrobrio di "Giallo" di Argento). E' che di italiano c'e' ben poco che meriti. Poi c' e' gente che invece di venire qui a insultare, potrebbe tranquillamente andare altrove, se non apprezza ciò che scrivo. Che ci viene a fare qua? Boh. Mi consola il fatto che anche Elvezio e altri blog amici sono spesso presi di mira da anonimi incazzuti. Auguri di buonissime Feste anche a te.:)

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